Diventare freelance: Falso Mito o Realta?
PREMESSA IMPORTANTE: dall’inizio dell’anno ricevo molte email di lettori che mi chiedono consigli sul come diventare freelance e che mi sottopongono richieste e problemi per risolvere determinate situazioni lavorative complesse.
Bene ho iniziato a scrivere questo articolo con l’intento di scriverne altri, per aiutare il più possibile, secondo la mia esperienza, tutti coloro i quali hanno già partita iva e stanno sbagliando qualcosa nella gestione della propria imprese e tutti coloro che stanno progettando di diventare freelance.
Ho deciso di prendere sul serio questo argomento molto discusso per aiutare tutti i lettori di questo blog ad orientarsi se hanno deciso di intraprendere questa strada e a confrontarsi se hanno già partita iva aperta.
Questo è solo il primo articolo che analizzerà più o meno tutti gli aspetti del fare impresa freelance!
I tuoi commenti mai come oggi saranno cosi apprezzati e verranno presi in seria considerazione per la redazione di articoli correlati.
La problematica del Diventare Freelance è ormai una problematica che prende sempre più sfaccettature diametralmente opposte.
Bombardato dai Mass media, dalle negatività che giornali, tv e Radio propinano a tutti ogni giorno (“c’è crisi”, “non c’è lavoro”) il giovane italiano di oggi, appartenente alla fascia d’età fra i 20 e i 35 anni, che sa o che sente fortemente dentro di se di non meritare la vita che sta conducendo, viene stuzzicato dall’idea: e se diventassi un freelance?
Come tutte le cose ci sono lati positivi e lati negativi.
E se può consolarti anche essere un super eroe non è sempre positivo….
Diventare freelance non significa solo non avere un capo perchè il capo sei tu, poter lavorare da casa, poter gestire la tua vita lavorativa come meglio credi (ti svegli quando vuoi, finisci quando vuoi).
Diventare freelance significa anche dover dare il meglio di te, probabilmente dovrai dare anche di più in termini di sforzi lavorativi, specie all’inizio della tua attività.
Diventare freelance significa essere consapevoli che in questo regime fiscale (e ovviamente presuppongo che tu inizi con il regime dei minimi) la semplice apertura ti comporta delle spese fisse:
- Spese di apertura partita IVA
- INPS 840€ ogni 3 mesi
- Spese del commercialista (dalle 50€ alle 150€ al mese)
- Spese di mantenimento (corrente, telefono, benzina, materiali d’ufficio, pc, software)
- 5% di tasse a fine anno sulla differenza fra fatturato e spese
Praticamente inizi con una spesa media di 350€ al mese solo per il mantenimento della tua partita IVA, anche se non fatturi una cippa.
Fatta questa premessa volutamente NEGATIVA passo all’analisi di quello che è uno dei fenomeni freelance A MIO AVVISO PIU’ SQUALLIDO finora assistiti da parte mia: IL VITTIMISMO FREELANCE!
Sono ormai giorni e giorni che gira per la rete e specie su Youtube, la campagna “COGLIONE NO!” (#coglioneno).
Una mini serie video di “sensibilizzazione” a favore dei freelance.
E contro i maltrattamenti che subiscono.
Questi video esilaranti denunciano un presunto problema ricorrente del freelance:
la mancata ricezione del pagamento.
Lo scopo di questo video è mettere in risalto la superficialità riversata da molte persone riversano nei confronti dei lavoratori creativi e che probabilmente lavora al pc. E sto parlando proprio di persone che fanno il mio stesso lavoro o similare: webdesigner, programmatori, webmarketer, grafici, ecc. (specifico riferimento a chi fa un lavoro creativo).
Sono arrabbiato con questa serie di video e vi spiegherò perché.
Vediamo insieme i 2 più significativi.
Lo diresti al tuo idraulico?
Lo diresti al tuo giardiniere?
Dopo kilometri e kilometri di testi, libri, blog, forum, gruppi facebook che parlano di questo argomento e su come evitare al massimo questi casi, come è possibile che oggi un creativo freelance debba ancora andare incontro e/o vivere situazioni del genere?
A mio modesto parere se ti capitano frequenti situazioni del genere,
bhe c’è qualcosa che non va!
Ma non nel cliente (che magari di sua natura è proprio cosi) ma in te!
Se per caso stai pensando di diventare freelance perché sei in grado di mettere in piedi un sito web e per questo credi di essere pronto, allora amico o amica che tu sia…credimi…aspetta!
Non fare il passo più lungo della gamba!
Ci sono cose che devi sapere prima di iniziare.
Chi va incontro a questo tipo di errori è più frequentemente una persona molto giovane, che per le prime volte si interfaccia con i clienti e che è ansioso di “chiudere” i primi lavori.
Se stai progettando la tua vita da freelance allora sappi che prima di tutto devi imparare a stare con la gente, conoscerla, ascoltarla, captare gli input che arrivano e saperli interpretare.
Se credevi di esserti liberato dalla schiavitù del tuo capo sappi che se inizi male la tua carriera poi inizia la frustrantissima schiavitù dettata dai tuoi clienti! Addio sognata libertà!
Se mio figlio Gregory (oggi ha solo 2 anni) dovesse un giorno chiedermi:
“Papà! Io sono BRAVO! Voglio diventare freelance! Cosa mi consigli?”.
La prima cosa che farei è…..dargli un bacino! 😀
Scherzi a parte…la prima cosa che farei è analizzare il motivo di questa domanda (sono le domande che devi porre a te stesso anche se oggi hai già partita iva):
- “Perché voglio essere freelance?”
- “Cosa mi spinge a credere che diventando freelance la mia situazione migliorerà”?
- “Quali aspetti della mia vita migliorerà il diventare freelance?”
- “Quali aspetti invece peggiorerà?”
- “Il rapporto fra rischio e benefici del diventare freelance è positivo?”
- “Come sarà la mia vita se apro partita iva e non va bene?”
- “Come dovrò gestire le situazioni in caso di overflow di lavoro (e grandissimo stress!)?”
- “Come mi devo comportare se mi contatta un cliente famoso? Se non ho le competenze necessarie come devo fare? Cosa devo fare?”
- “Ho già un piano B?”
Già con queste poche domande puoi capire il profilo psicologico della persona e capire i motivi che ci sono dietro una esigenza o apparente esigenza del genere….
Tu perchè vuoi diventare freelance?
Se stai pensando di diventare freelance solo perché non sopporti il tuo capo allora credo che non sia la strada giusta per te. Esistono tecniche e modi per migliorare il proprio lavoro, e la propria vita, migliorando il rapporto con il capo.
Se invece stai pensando di diventare freelance perchè sei ambizioso e sei al corrente che stai perdendo una grande opportunità con il tuo stato attuale allora le cose prendono una piega diversa.
Il punto però è capire bene la propria situazione ed avere le motivazioni forti per iniziare la sfida più grande della tua vita: la tua impresa!
Per fare impresa ci vogliono anche delle inclinazioni naturali. Conosco molte persone che sono degli ottimi dipendenti ma che non sono naturalmente adatti al posto di comando, a prendere continuamente decisioni (prendere delle decisioni è una delle operazioni più difficili per il nostro cervello!), interfacciarsi con commercialisti che chiamano solo per dirti che devi pagare, che si abbattono continuamente, ecc..
Ti senti a tuo agio nel prendere decisioni?
Credi di essere sufficientemente responsabile per iniziare a fare impresa?
Per ora mi fermo qui, credo di aver già messo troppa carne al fuoco.
Nei prossimi articoli (quindi seguimi) parlerò di come captare i clienti, di come superare le obiezioni e di come comportarsi per evitare che non paghi e se eventualmente non paga facendo una distinzione fra clienti positivi e clienti negativi, analizzeremo poi la gestione del lavoro, come calcolare il costo di una prestazione, modelli di business freelance e molto altro ancora il tutto accompagnato da mio “HOW TO” sperando che sia d’aiuto a tutti.
Alessandro ha detto:
Ciao Andrea,
ottimo il tema scelto. Riguardo alla campagna “COGLIONE NO!” (#coglioneno) l’ho trovata simpatica e ben fatta e sono assolutamente d’accordo sul fatto che sia un pò vittimistica, e il vittimismo non porta lontano, ma la giusta posizione di fronte alla cose invece si :-).
Attendo con interesse il prossimo articolo.
Ciao
Oliver ha detto:
Non ho ancora letto niente ma…l’argomento già mi piace!!! Mi hai letto nel pensiero!!
Andrea Leti ha detto:
non ti resta che leggere e farmi sapere che ne pensi allora! 😉
Marco Ferraro ha detto:
Ciao Andrea! Ottimo articolo e introduce bene su come è lo spirito giusto per fare il feelance. Che può essere difficile ma dipende sempre dall’atteggiamento con cui affronti le tue scelte.
Io ho sempre fatto il freelance da quando ho iniziato a lavorare nel lontano 1996 🙂 ma ho sempre lavorato full time per conto di socetà di consulenza informatica che mi “vendevano” ai loro clienti, ma in pratica ero una spece di dipendente a partita iva :-). Poi pian piano ho cominciato a trovarmi i miei clienti e far crescere il mio giro di contatti, Solo dall’anno scorso ho cominciato a vivere veramente come freelance, e anche io ho dovuto combattere con i clienti che facevano i furbi, ma è stata una situazione temporanea…perchè poi ho capito il perchè…perchè la colpa era mia…non gli facevo percepire il mio valore!
Fare il freelance ha i suoi vantaggi ma implica anche molte responsabilità che non tutti sono pronti a prendersi e si crede che facendo il freelance si ha più libertà…verissimo! Ma se non riesci a gestirti il tempo in maniera efficiente chi ci rimette sei solo tu… e non c’è la “mamma” azienda di consulenza o webagency che ti protegge e ripara i danni 🙂
Ritornando ai video che hai postato sono molto esilaranti e descrittivi di una situazione molto diffusa in Italia, ma come torno a dire tutto è causa della percezione del proprio valore che si dà al cliente. E a questo non c’è scampo bisogna lavorarci su, o frequentare qualche corso di formazione. 🙂
Per un periodo mi sono iscritto a Twago per trovare nuovi clienti, ma c’era il marasma di gente che si lamentava perchè i clienti mettevano budjet molto bassi, e volavano insulti, discussioni accese… ma è così che si tratta un cliente? Che valore gli fai percepire?
Concordi Andrea? 🙂
Ti ringrazio ancora dell’articolo. Ottimo lavoro! 🙂
Un caro saluto
Andrea Leti ha detto:
Non ho mai visto di buon occhio network come twago e compagnia perchè a mio avviso chi si approccia a fare a gara da la sensazione di essere disperato…
Mirko D'Isidoro ha detto:
Concordo in parte con te Andrea, perché molte offerte sono al ribasso. Ma per chi inizia e vuole farsi un portfolio online, potrebbe essere un buon trampolino di lancio.
Lo consiglio infatti anche nella mia guida, twago e altri marketplace di questo tipo, bisogna usarli se arrivano effettivamente delle commesse interessanti (e questo avviene solo quando si paga un abbonamento perché si riceve più visibilità).
Bisogna selezionare solo le offerte che offrono un budget decente o almeno inviare un preventivo in cui si segnala che per quel budget il lavoro è troppo basso, e si spiega perché quel progetto può essere realizzato ad un costo più alto.
In più twago offre anche un servizio di segnalazione che può vedere il cliente che ha inserito l’offerta, in cui si segnala che il budget è troppo basso. Se vede che tante persone hanno inviato questa segnalazione, e se vuole realmente investire sul web, può scegliere di aumentare il budget.
Ora comunque non voglio fare pubblicità a twago o agli altri marketplace perchè non mi pagano per farlo ;), voglio solo suggerire di fare un test, una prova, anche a pagamento per qualche mese (i costi variano) e solo dopo valutare se il servizio è una sola (come si dice da me 😉 ).
Ho in programma una seconda guida a twago, dove ho intervistato 4 freelance che hanno guadagnato bene con questo servizio. Quindi qualcuno c’è, che qualche cliente lo trova.
Spero di essere stato abbastanza dettagliato su questo punto e ripeto, non mi pagano per dire queste cose ;).
Andrea Leti ha detto:
Bhe! Ovvio che non si può fare di tutta un’erba un fascio ci sono sempre le eccezioni.
Iniziare da li può andare bene, però PERSONALMENTE non avendo mai usato twago e similari posso affermare di essere l’esempio vivente che se ne può fare anche a meno.
Certo, se uno non sà proprio come iniziare può anche andare bene inizialmente..
Gianni ha detto:
Secondo me un punto fondamentale è “sapersi vendere”. Se si è dei bravissimi tecnici ma non dei bravi venditori non penso che si vada lontano (in questo caso forse è meglio fare una società con qualcuno che venda i tuoi servizi). Aggiungo che solitamente un tecnico non è un venditore, ma ovviamente i migliori riescono ad essere entrambi.
Andrea Leti ha detto:
Il sapervi vendere è una capacità che bisogna allenare spesso. Però è anche vero che bisogna avere un bagaglio tecnico notevole alle spalle per potersi vendere con tranquillità e poter gestire e risolvere eventuali problemi
Velia ha detto:
Ciao Andrea, ti ringrazio per questo articolo veramente interessante. Da un po’ di tempo mi passa per la testa il desiderio di provare a diventare freelance. Per natura, rifletto sempre su pro e contro a breve e a lungo termine in tutte le decisioni che prendo. Condivido la tua opinione sulle giuste motivazioni, e non la superficiale via di fuga da situazioni che ci stanno strette come il capo, l’orario etc. Condivido anche il fatto che chi decide di mettersi in proprio deve dare il meglio di sé e deve farlo moltiplicando per due come minimo, i suoi sforzi. Mi è servito molto a chiarirmi le idee. Grazie Andrea
Monica ha detto:
Ciao Andrea,
argomento spinoso, con tantissime sfaccettature…
Non so se queste situazioni siano dovute solo alla crisi, ma anche da una componente di scarsa educazione su cosa significhi lavorare con la grafica (e mi permetto con l’illustrazione visto che opero anche in questo settore).
Mi sono ancora sentita dire: ma lo fai a computer! mezz’oretta lo fai no?!
Non c’è la comprensione e conoscenza della mole di lavoro che ci sta dietro un sito, una campagna pubblicitaria, un’illustrazione o anche di un logo! L’ideazione! lo studio! la ricerca, per comprendere il cliente, i suoi bisogni e aspettative, le scelte del mezzo migliore o magari di un testo adatto oltre che naturalmente poi la vera e propria realizzazione e presentazione del lavoro!
Non ci vuole mezz’ora!!!
Ci vuole passione, capacità, creatività, organizzazione e tempo!
Forse c’è anche da dire che la società sta cambiando e il mercato si sta dirigendo sempre più verso una forma di “pacchetto tutto incluso” ed è sempre più difficile essere pagati per singole parti; mi spiego: una volta facevi il preventivo, la brochure costa tot, il manifesto altri tot, ecc. Ora non è più così, sempre più aziende a me chiedono un forfait in cui includo varie prestazioni e tutti i “ripensamenti” del caso (sempre tantissimi ahimè), e credo che non capiti solo a me…
Il punto che non c’è una regola comune! Come ci dobbiamo comportare?! ti impunti per essere pagato e trattato come l’idraulico? Cerchi di far capire il tuo valore e non cedi a certe condizioni assurde ma devi anche mangiare…
Siamo lasciati a noi stessi…
E così ognuno pensa per sé!
Forse con una associazione di categoria? non so è solo una domanda che mi pongo…
Magari parlandone insieme e condividendo arriviamo ad avere qualche buona idea!
Ciao a tutti e buone cose! 🙂
Andrea Leti ha detto:
Ciao Monica da quanto scrivo capisco che tipologie di clienti come quelli visti nel video ne hai visti diversi..
Non condivido e anzi guerriglio quando parli di associazione di categoria.
Se vuoi fare il freelance devi fare anche l’imprenditore (di te stessa in primis) e quindi assumerti strategicamente tutte le responsabilità.
Compresa la scelta dei clienti.
Le associazioni di categoria a mio modo di vedere sono fatte per i politicanti e non per chi crede di poter fare bene da solo senza dover correre a chiedere aiuto alle associazioni, sindacati ecc.
Luigi ha detto:
Andrea, argomento interessante ….. !!!
A tal proposito, visto la preparazione e conoscenza da parte tua del suddetto,
volevo sapere se è possibile utilizzare i moduli per attività occasionali evitando così
l’apertura della Partita IVA.
Esempio: Se, anzicchè aprire la strada della vendita, ti limiti, ufficialmente, alle sole riparazioni,
non sei soggetto al pagamento delle tasse fisse annuali (previdenziali ed assistenziali)
che non sono poche.
Oppure: Se ti registri come prestatore occasionale,
nel senso della sola iscrizione alla camera di commercio e
possesso di partita iva, paghi le tasse solo sul fatturato che fai.
Sinceramente, ciò menzionato sopra è da appurare la veridicità e l’esatto Step by Step
per attivarla.
Sinceramente, mi farebbe piacere avere qualche delucidazione in merito da parte tua …..
Grazie e buon proseguo di serata.
Ciao
Andrea Leti ha detto:
Ciao Luigi,
le prestazioni occasionali avendo il tetto massimo dei 5000€ non possono a mio avviso essere considerati freelance.
Per la tua situazione particolare ti consiglio di sentirti con un buon commercialista. 🙂
Marisa ha detto:
Guarda Andrea,
personalmente mi associo, purtroppo, all’opinione di Gianfranco Facchini (che non per altro ha una lunga esperienza alle spalle).
E poi due domande (sempre le stesse che avrai sentito milioni di volte): 1) ma un freeland e’ anche un imprenditore completamente solo? Lasciato a se’ stesso ed alle sue avventure/disavventure? Es.: io sono un bravo webmaster e quindi posso diventare un freeland – stop?
Andiamo…!!! Cosi’ non puo’ funzionare.
2) sono un freeland ormai lanciato e sulla cresta dell’onda, ma… non sara’ che tra un attimo l’onda mi travolge? Parliamoci chiaro Andrea: c’e’ da tenere in considerazione un problema molto serio di concorrenza. E’ un po’ come quando mancavano i laureati… il posto c’era per tutti, belli e brutti. E ora? Ora la laurea rischia di essere un bel ‘pezzo di carta’ da appendere al muro!
Scusate solo se rischio di essere troppo disfattista ma… Andrea tu mi hai chiesto un’opinione e questa e’ la mia esatta opinione.
Ciao, buona fortuna a tutti.
Andrea Leti ha detto:
Ciao Marisa,
la concorrenza c’è e ci sarà sempre.
Questo tipo di problema è facilmente risolvibile, e non mi dilungo altrimenti dovrei tenere una vero seminario freelance in un commento solo.
La concorrenza esiste ed esisterà sempre.
Se c’è concorrenza significa che c’è mercato = ci sono soldi. E QUESTO E’ SOLO UN BENE!
Ora il tutto dipende dal posizionamento sul mercato che vuoi ottenere.
Un esempio facile da comprendere:
C’è molta concorrenza come potrai notare nel settore automobilistico.
Se anzichè costruire punto, costruisci FERRARI ti garantisci una fetta di mercato che richiede Ferrari.
Quante persone possono effettivamente permettersi la Ferrari?
Sono straconvinto che questo banale esempio ti ha delucidato l’importanza del posizionamento e dela concorrenza.
Marisa ha detto:
PS: ‘freeland’ era un acronimo ovviamente 🙂
Andrea Leti ha detto:
Questo “acronimo” non l’ho capito… 🙁
Mirko D'Isidoro ha detto:
Ottime considerazioni Andrea, concordo al 100% su quanto detto da te, anche in base alle chiacchierate fatte insieme via skype (Io e Andrea ci conosciamo da anni).
Il progetto che sto portando avanti da qualche anno, riguarda proprio l’aiutare i web designer a mettersi in proprio e a trovare commesse e clienti che non gli facciano chiudere bottega dopo 3 mesi ;).
Dal successo di download della mia guida gratuita su come trovare nuovi clienti con twago per web designer freelance (oltre 2300 hanno letto questa guida), capisco bene i temi caldi che molti dei freelance vorrebbero approfondire. Nel sito che aprirò a breve (il link in firma) risponderò a numerose domande e ho in cantiere altre guide di approfondimento che lancerò a breve.
Cerco di dare una mano a chi, come leggo nei commenti di chi mi ha preceduto, vorrebbe intraprendere la carriera di freelance ma ha dubbi e incertezze.
Per iniziare direi che prima di lanciarsi, è meglio avere una minima sicurezza. Un budget annuale di clienti fissi o di introiti costanti per stare tranquilli. Direi almeno di partire con 5/7 mila euro lordi.
Questo non è l’obiettivo da prefiggersi, ma solo il punto di partenza per avere le spalle coperte, per potersi pagare le spese vive che hai correttamente segnalato in questo post, e iniziare a guadagnarci qualcosa.
Partendo con il regime dei minimi, che è il regime fiscale agevolato che sta avendo un grande successo per chi vuole partire, le tasse da pagare sono minori (non si paga ne versa l’iva, le tasse sono solo il 5%) se si seguono determinati parametri (fatturato annuale non oltre i 30 mila euro, limite di età entro i 35 anni).
Il problema sentito è:
– ok, ma come li trovo i clienti?
– Devo sempre stare a cercarne di nuovi?
– Come aumento la visibilità su google per farmi conoscere?
– Come emergere dalla concorrenza visto che ci sono tantissimi web designer/sviluppatori/grafici/web master freelance che si vendono per 4 soldi?
Queste sono tutte domande lecite, ed è giusto porsele prima di partire, perché il percorso è a ostacoli e non è facile.
Nel commento di Marisa ad esempio, leggo molta paura della concorrenza. Se si parte con il piede sbagliato potrebbe effettivamente essere un problema. Se invece sappiamo bene che strada seguire, allora possiamo stare più tranquilli.
Ma come si fa ad emergere dalla concorrenza?
Bisogna focalizzarsi su una nicchia ben precisa di clienti. Rivolgiamoci ad una tribù di persone che hanno una precisa esigenza e che hanno bisogno proprio del nostro aiuto. Dobbiamo dimostrare online, attraverso il nostro sito (portfolio) e i social, chi siamo e cosa offriamo, specializzandoci in un settore ben specifico.
Quindi, non presentarsi come il web designer che sa fare tutto, dai loghi ai banner dal sito web in html5, al posizionamento nei motori di ricerca, ma dimostriamo di essere degli esperti in un campo ben preciso, dove siamo realmente competenti.
Vi faccio qualche esempio per capirci meglio.
Sono un web designer e sono esperto di seo e web marketing, ottimo! Sono tutte buone esperienze, ma se ci presentiamo così, ce ne sono altri mille che fanno la stessa cosa che facciamo noi.
Molte meglio, invece, se ci presentiamo in questo modo:
sono un web designer specializzato nella realizzazione di siti web di ristoranti per celiaci, che aiuta questo tipo di ristoratori a farsi conoscere online per aumentare il proprio business. (è solo un esempio 😉 ).
Quindi chiudo il commento, che è uscito troppo lungo: per emergere dalla concorrenza, per rendersi visibile e riconoscibile online e per trovare nuovi clienti che ci contattano tramite il nostro sito web, dobbiamo focalizzarci su un unico settore e dimostrare che siamo bravi ed esperti, e risolviamo i problemi o offriamo risultati concreti ad una tribù ben precisa di persone, non a tutto il mondo.
La pensate come me? Ho detto secondo voi cose banali o siamo sulla stessa lunghezza d’onda? A voi la palla e aspettiamo i prossimi post di Andrea per aprire nuove discussioni.
Marisa ha detto:
Si’ Mirko D’Isidoro, sono pienamente d’accordo con te: 1) rivolgersi ad una specifica nicchia e quindi di clienti 2) essere realmente competenti in quella materia ossia GARANTIRE RISULTATI CONCRETI a quella che e’ appunto la richiesta di mercato (nicchia) cui ci rivolgiamo;
pero’, esperienza da ‘cliente di freelance’, quante bidonate online!! Quanti ‘esperti’ che, dopo una bella, bellissima presentazione, talvolta anche dopo esser stati pagati, alle domande che uno gli pone rispondono, ovviamente in modo edulcorato e signorile, “questo non lo sò”, “questa non e’ mia competenza specifica”, “mi informo e te lo faccio sapere”. Si’ certo non te lo dicono in questi termini, magari, spesso mi e’ capitato nelle consulenze di specialisti online, la risposta e’ “questo non e’ pertinente al discorso”… peccato che era proprio quello il tema della consulenza! Insomma, ci siamo capiti, purtroppo, e parlo da cliente, la delusione deriva da una certa scuola che vuole ‘tutti esperti di qualche cosa’, ‘tutti venditori professionisti ma… di che?!’.
Ecco, scusate il mio pessimismo ma purtroppo temo che la scarsa professionalita’ di molte persone abbia poi intaccato tutta la categoria per cosi’ dire (ovviamente non sto parlando di Andrea che conosco anche io via skype o di altri in questo gruppo di lettori del sito), ma, una certa scuola di pensiero, online ma non solo, vuole ‘tutti professionisti anche quando le persone ne sanno poco piu’ di un comune quindicenne’.
Ecco, a chi non e’ capitato di scoprire che il grande guru di grafica web ne sa poco poco di meno del nipote che fa le medie?
A me ad esempio e’ capitato di aver acquistato un corso con consulenza per costruire un sito web in WordPress e, quando chiedo, come modificare il codice per ottenere un certo effetto grafico mi si risponde di chiederlo ad un grafico in quanto ‘il tutor’ mi avrebbe insegnato solo come cambiare template, caricare un plugin ecc. (roba da pazzi! questo lo san fare i bambini).
Altra consulenza a pagamento (fralaltro piuttosto cara) per sistemare i difetti w3c: unico consiglio evitare il tasto di invio o dei plugin non particolarmente consoni.
Problema: se uno chiede ‘un aiuto’ per trovare clienti non potra’ per caso incappare in uno che, prima ti chiede i soldi, e poi dice che lui non garantisce nulla ma, evidentemente, sta a te imprenditore saper ‘concludere’? Parliamoci chiaro: di ‘clienti’ non intenzionati all’acquisto ne trovano anche i PEGGIORI IMPRENDITORI IN ASSOLUTO!
Scusate ancora la mia digressione poco ottimistica e che ovviamente esclude da qualsivoglia riferimento i lettori.
Saluti.